venerdì 21 novembre 2008

Lav: "Rompiamo le scatole ai trafficanti di cuccioli"

Il 29 e 30 novembre in piazza per la raccolta di firme



ROMA

Gino (Carlino), Nanà (Jack Russell), Heidi (West Highland) e la tratta dei quattro zampe. Ovvero: l’odissea di tre cuccioli di cane provenienti dall’Ungheria, sopravvissuti al mercato truffaldino e al viaggio di 11 ore o più, stipati su furgoni bisunti. A loro è andata strabene. A differenza di quel 50% che non porta a casa salva la pelle, a causa del trasporto e del viaggio. Con poca acqua e scarso cibo. Qualche foglio di giornale come giaciglio.

Infarciti di antibiotici ad ampio spettro e spesso anche eccitanti, somministrati in dosi massicce con l’obiettivo di tenerli vispi e in vita per farli sembrare il ritratto della salute; giusto il tempo per far incassare ai trafficanti il guadagno. Che passa per il taroccamento di documenti, con l’optional del pedigree solo se si è disposti a pagare ancora di più.

Perché un cucciolo straniero è “merce” poco pregiata. Discorso che cambia per Fido o Micio made in Italy: un esempio? Un cane di razza di origine ungherese può essere venduto a 200 euro. Un cane della stessa razza di origine italiana ha un valore sul mercato compreso tra 500 e 1500 euro. Il passo al profitto è presto fatto: un business da 300 milioni di euro l’anno. Che coinvolge soprattutto le razze schitzu, west highland, carlini e bearle. Arrivano principalmente dall’Ungheria, Slovacchia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, importati da ciarlatani. Che inventano di sana pianta le informazioni contenute nel passaporto sanitario.

Secondo un sondaggio della FNOVI (Federazione Nazionale Ordine Medici Veterinari Italiani), la documentazione che viaggia con gli animali è considerata corretta solo nel 2% dei casi, verosimile nel 13%. La maggior parte (85%) degli animali da loro visitati è identificata con microchip, ma nell’80% dei casi non c’è corrispondenza con i dati registrati sul passaporto. Come se non bastasse quei furfanti li strappano alle cure delle loro madri, contravvenendo anche alla normativa comunitaria che prevede come i cuccioli non possano essere movimentati prima dei tre mesi (data di somministrazione del vaccino) e 21 giorni, periodo necessario a sviluppare gli anticorpi. Ne risulta che gli va alla grande se giungono in Italia malati.

Le patologie più riscontrate nel cane sono cimurro (10%), endoparassitosi (34%), micosi (17%), parvovirosi (23%) e rogna (16%). Nel gatto, invece, sono spesso diagnosticate: endoparassitosi (29%), infezione delle vie respiratorie superiori (38%), micosi (27%) e rogna (6%), fonte FNOVI. La dimensione di questo traffico illegale di animali è tanto più allarmante se confrontato con i dati relativi al commercio “legale”: secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute i cani e gatti importati legalmente in Italia nel 2006 sono stati 21.442, 26.397 nel 2007 e dal gennaio all’aprile 2008 sono stati appena 951.

E voi? Volete dire BASTA a questo commercio sporco di cuccioli dall’Est? Vi aspetta un fine settimana di fuoco al fianco della Lavm che vi invita a firmare la petizione. Sabato 29 e domenica 30 novembre, una task force di centinaia tavoli addobbati nelle principali piazza italiane, scenderà in strada anche attraverso la campagna «Rompigli le scatole!».

Per chiedere “interventi legislativi nazionali ed europei per fermare questo squallido e pericoloso traffico di cuccioli, il rafforzamento delle forze di polizia addette ai controlli, nonché ordinanze e regolamenti comunali contro le mostre di animali e il commercio ambulante di animali, dove possono celarsi vendite illegali di cuccioli - dichiara Gianluca Felicetti, presidente della LAV - Firmando la nostra petizione, i cittadi
ni potranno aiutarci concretamente a salvare la vita di migliaia di cuccioli”.


ROBERTA MARESCI

Fonte La Zampa.it 20/11/08

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